REPORTAGE
Durante i primi anni la foto di qualche paesaggio o di qualche fiore era poco più di un momento di attenzione rubato alla fotografia di uccelli, certo eseguita con impegno, mai però frutto di un progetto preventivo o di un’uscita dedicata. E’ trascorso del tempo prima che cominciassi, uccelli parte, a fotografare per progetti o, per meglio dire, a concepire dei reportage su specifici soggetti. E’ stato il Sile, il fiume di casa, che con i suoi silenziosi verdi paesaggi, le risorgive e le restere, gli scorci cittadini e le ampie anse, i tratti pensili sulla laguna e i piccoli tesori nascosti mi ha spronato, con l’amico Giuseppe, a pensare ad un lavoro di ricerca sistematico col fine di pubblicare un libro. Questo cambiamento di stile si è dimostrato interessante per molti più aspetti di quanto mi sarei aspettato. Innanzitutto prima di raccontare ho imparato quanto sia importante, anzi necessario, conoscere l’argomento e ciò ti stimola a studiare e approfondire. Fotografia dunque come volano di conoscenza e non solo come fine estetico. Ho iniziato a dare i nomi a qualche fiore, a fare miei concetti ambientalisti o produttivi, a venire in contatto con persone esperte di questo o di quello, a leggere di episodi storici, a mettere in relazione aspetti a cui non avrei pensato, a prendere appuntamenti, a dare spazio alla curiosità.
Ho anche imparato che un approccio di questo genere ti consente di allontanarti dalla superficialità, dalle situazioni “cartolina”, dal “già visto”, tanto da rivelarti aspetti inaspettati e sorprendenti, spesso lontani dai luoghi comuni. Lavorare con una lista di soggetti ben determinati, significa anche doversi impegnare a fotografare al meglio soggetti apparentemente non fotogenici, magari in situazioni ambientali e di luce superficialmente considerate non ottimali, condizioni queste che richiedono un importante sforzo creativo e tecnico. Sono queste le situazioni che ti possono riservare i risultati più appaganti.
Un impegno che si traduce in necessità di crescita e di continui investimenti, in bisogno di insistere e ripetere, di mettersi in discussione, di affrontare situazioni disagevoli e complicate.
Ho infine capito che, a volte, può essere importante sviluppare la capacità d’immaginare preventivamente situazioni e contesti. Molte foto, anche di autori famosi, apparentemente casuali in realtà casuali non sono, bensì frutto di sensibilità, ma soprattutto il risultato di capacità di previsualizzazione e talora anche di organizzazione preventiva.
LAGUNA DI VENEZIA
La laguna di Venezia è un affascinante esempio di come, a volte, rare volte, gli interventi umani pur modificando le dinamiche naturali possano segnare un mirabile equilibrio tra uomo e natura, determinando il disegno di un ecosistema apparentemente, ma anche realmente, così selvaggio e naturale eppure, per certi versi, anche così artificiale. Un equilibrio fragile, sospeso nell’incontro e nello scontro tra acque dolci e salate, dove il tempo e i paesaggi sono scanditi e definiti dal perpetuo flusso e riflusso delle maree. Un mondo anfibio, dove tutto si gioca e si determina in pochissimi centimetri, nell’esiguo spazio vitale tra velme e barene, ghebi e laghi, mote e canneti. Un mondo dove natura e arte si fondono, disegnando architetture che si stagliano contro uno scenografico corollario prealpino e dolomitico…