Nel lasciare la banca alla vigilia del mio pre-pensionamento, intendevo assolutamente evitare i consueti festeggiamenti che nel mio caso sentivo particolarmente ipocriti. Ho pertanto deciso di regalare a ciascuno dei miei colleghi una fotografia stampata su carta fine art, accompagnandola da una lettera di cui riporto il testo.
Per tante estati sono andato in banca calzando gli infradito, forse unico bancario italiano maschio a farlo. Certamente non senza difficoltà e richiami, tanto che oltre al piacere fisico sono diventati simbolo della mia “libertà intellettuale” e ostentata presa di distanza da convenzioni e formalismi per me non accettabili.
Nella foto i miei piedi sullo sfondo della spettacolare e remota Whitehaven Beach, Isole Whitsunday, Australia.
“Caro collega,
non amo gli atteggiamenti formali, né le situazioni convenzionali…..
……….
Nel lontano primo marzo 79 le strade erano imbiancate, ma non è stata la leggera nevicata notturna a causare il ritardo di oltre mezz’ora con cui mi sono presentato il mio primo giorno di lavoro bancario. Io che abitualmente sono un puntuale avrei dovuto saper cogliere da subito e interpretare gli inequivocabili segni del destino.
Un gap, quella mezz’ora, che in tutti questi anni non sono mai riuscito a colmare.
E’ andata così con la banca, un lavoro e un ambiente in cui non mi identifico, ma che ho cercato di onorare con un impegno responsabile e in certi periodi anche molto qualificato e appagante. Credo di avere sempre razzolato meglio di quanto io abbia predicato.
L’informatica mi ha illuso per parecchi anni e mi ha qualificato con una preparazione estremamente utile nella sfera professionale, così come in quella personale. Dopo sono arrivati gli anni bui, mai però avrei pensato a quanto in basso si potesse arrivare, anche e soprattutto dal punto di vista umano ed etico. Credo di aver toccato il fondo, stritolato tra enormi interessi e biechi opportunismi costruiti su giochi di potere, connivenze e tangenti.
Ho vacillato per un breve periodo, ma da ex agonista nello sport ho trovato le risorse per rimettermi in piedi. Certe ferite lasciano cicatrici profonde e indelebili, ma ti forgiano nel fuoco e quel fuoco continua ad ardere dentro di me alimentando la mia insaziabile voglia di esprimere, fino in fondo, tutti i colorati sogni del mio quotidiano.
Fondamentale è stato il part-time, ottenuto con grande sacrificio e grazie all’aiuto di chi ha capito quanto per me fosse indispensabile. Da allora sono più sereno, ho trovato il tempo e il modo per capire chi io fossi e cosa volessi fare da grande. Ho trovato un punto di equilibrio tra necessità e utopia, pragmatismo e libertà intellettuale, quotidiano e creatività. E ho trovato infine la via per condividere pienamente il mio ricco mondo interiore con molte, molte persone.
Un pensiero e un ringraziamento infine ai tanti colleghi e collaboratori esterni con cui mi sono confrontato, in particolare con le tante persone a cui mi sono affezionato e con le quali ho condiviso momenti belli e momenti dolorosi, insofferenze e soddisfazioni, fatiche e divertimento. Con qualcuno è nata una vera, sincera e profonda amicizia.
Grazie a tutti, Buon Natale e buona … fine!
Paolo”